Corriere Torino - Gli Ufo esistono? Il torinese Edoardo Russo: «Li studio da anni, non chiedetemi se ci credo. E ora dico quello che so all'Europarlamento»
Edoardo Russo è un membro del Centro Italiano Studi Ufologici e fa parte del collettivo EuroUfo Al Parlamento Europeo di Bruxelles sarà il portavoce di tutti gli studiosi europei sull'argomento.
I nipotini degli Ufo si chiamano Uap, Unidentified Anomalous Phenomena e domani, 20 marzo, se ne discuterà presso il Parlamento Europeo di Bruxelles, in un incontro organizzato dall’eurodeputato portoghese Francisco Guerreiro del gruppo dei Verdi Verts-Ale. Portavoce degli ufologi europei sarà Edoardo Russo, torinese, membro del Centro Italiano Studi Ufologici e del collettivo EuroUfo che federa le associazioni europee di ufologia di stampo razionale. «Presenterò una prospettiva storica degli studi sull’argomento in Europa. È un fenomeno osservato da milioni di persone: una media del 6,5 per cento della popolazione adulta nel continente».
Normale che se ne parli al Parlamento Europeo?
«Non è la prima volta. Alla fine del 1990, in seguito a una serie di osservazioni in Belgio, fu Tullio Regge a occuparsi dell’argomento. Il fisico torinese che all’epoca era parlamentare europeo, nel 1993 avanzò la proposta di elevare le competenze europee del Gruppo di Studio sui Fenomeni Aerospaziali non identificati del Cnes, praticamente la Nasa francese, per raccogliere dati a livello europeo. Nel 1994 però, la legislatura giunse al termine e la proposta non ebbe seguito».
Questa volta, qual è il contesto?
«A vedere oggetti volanti non identificati non è solo la casalinga di Voghera ma anche militari e piloti, come chi il 30 novembre 1973 osservò un oggetto in volo su Torino che fu anche rilevato dai radar di Caselle. Le forze armate raccolgono testimonianze da decenni ed è per una maggiore democratizzazione e trasparenza che Guerreiro si è mosso».
Dunque gli Uap sono un pretesto per parlare di segretezza?
«L’argomento sarà affrontato concretamente per dotare l’Europa di un unico ufficio che ne raccolga le testimonianze. Ma che l’Ufo sia un simbolo perfetto per parlare di aspetti militari, culturali e sociali dal Dopoguerra in avanti è noto. In genere, lo definisco come una figura di Rorschach: ognuno ci vede quello che più gli interessa».
Come nasce il suo interesse?
«Me ne occupo fin da ragazzino. Dopotutto, l’ufologia seria, quella cosiddetta razionale, è nata a Torino e io sono cresciuto alla scuola di Gianni Settimo che nel 1964 ha fondato la prima rivista sull’argomento. Si chiamava Clypeus e si occupava di dischi volanti. Poi sono diventati Ufo e adesso Uap. Si cambiano i nomi per desemantizzare il precedente, ma la sostanza rimane la stessa».
L’ufologia è una professione?
«Se mi chiede se ci si guadagna, la risposta è no. L’attività è totalmente autofinanziata ed è a carico di volontari appassionati. Se invece parliamo di professionalità, questa sì è di alto livello. Siamo una via di mezzo tra investigatori, storici e divulgatori. Il Cisu, per esempio, ha fondato una rivista e una casa editrice di respiro internazionale che si occupa quasi esclusivamente di Ufo, anche se l’ultimo libro di oltre 700 pagine è legato al mito del Musiné tra storia e leggenda».
Quali sono le attività del Cisu?
«Raccogliere testimonianze di avvistamenti, studiarne i dati e divulgarne i risultati. Per divulgazione intendiamo anche organizzazione e partecipazione a eventi come quello di Bruxelles. Può trovare tutto sul nostro sito cisu.org».
Dove operate?
«A Torino c’è la sede centrale ma ci sono associati in ogni regione italiana. Nei nostri archivi, in Europa secondi solo a quelli dei nostri colleghi svedesi, conserviamo centinaia di metri lineari di documentazione raccolta da decenni unita a una raccolta bibliografica completa delle uscite in Italia sull’argomento».
Quante volte le hanno chiesto se crede agli Ufo?
«Non si contano. Purtroppo la domanda era e rimane mal posta. Lo studioso non si pone idea di credere ma di raccogliere i dati: spiegati molti, non spiegati qualcuno. Questa non è materia di fede e in tema di prove certe, al momento, glielo assicuro: pistole fumanti non ce ne sono».
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