Query Online - Incursione UFO al Parlamento Europeo!
Immagine in evidenza: L’emiciclo dell’edificio Louise-Weiss del Parlamento Europeo, a Strasburgo, durante una seduta plenaria del 2014 – Photo by DAVID ILIFF. License: CC BY-SA 3.0
Mercoledì 20 marzo 2024 per il Parlamento Europeo è stata una giornata un po’ particolare. Si è parlato di Ufo – pardon, di UAP, Unidentified Anomalous Phenomena – sigla ritenuta, con molta buona volontà, alternativa “seria” ad “Ufo”, diventato sinonimo di astronavi aliene e di apostoli zelanti della loro presenza nei cieli.
Come vedremo, non è la prima volta che di una questione così controversa si discute nelle aule del Parlamento dei paesi dell’Unione, ma stavolta con una peculiarità che dovremo valutare con cura. Insieme al deputato che ha promosso l’iniziativa c’erano in presenza cinque persone che, in modo diretto o indiretto, hanno forti legami con il mondo dell’ufologia. L’ambiente ufologico è davvero un campo minato, e quindi l’iniziativa, oltre che con interesse, va osservata con occhio vigile.
Un portoghese in solitaria
All’origine dell’iniziativa c’è un deputato portoghese, Francisco Guerreiro, classe 1984. Vegano, animalista, eletto nel 2019 con il partito ecologista PAN (Persone-Animali-Natura), ne è uscito l’anno dopo, e ora siede come indipendente nel gruppo dei “Verdi/ALE”.
Non risulta che fino a poco tempo fa nutrisse interesse per la controversia Ufo. Per quanto se ne sa, la sua spinta è di tipo politico, nel senso più ampio del termine. Guerreiro pone la questione in termini di democrazia: se un gran numero di persone di ogni estrazione dichiara di aver visto cose strane nel cielo, è doveroso che ai loro interrogativi sia data risposta, tanto più che lo spazio aereo europeo è affollatissimo. Tuttavia, anche se si è guardato bene dall’abbracciare idee su congiure, misteri apocalittici o esseri interdimensionali vari, ci sono alcune cose che lasciano perplessi. In vista dell’evento, sui social e altrove, Guerreiro è intervenuto in contesti riconducibili a gruppi di appassionati pro-Ufo alieni, ha espresso un apparente appoggio ad americani sostenitori della realtà degli alieni in visita alla Terra, e, addirittura, nel breve intervento per la presentazione della sua mozione, ha menzionato con enfasi la più nota fra le gole profonde pro-alieni degli ultimi anni, Lou Elizondo.
Ad ogni modo, il fatto centrale di questa storia è un altro: il deputato portoghese ha presentato al Parlamento Europeo una proposta legislativa sugli Ufo.
La proposta di Guerreiro e l‘evento di Bruxelles
La menzione di Elizondo e la disponibilità verso gruppi ufologici dalle idee estreme inducono qualche preoccupazione. Il timore è che, anche solo perché arrivato di recente a interessarsi della controversia, Guerreiro possa essere ben disposto verso le credenze ufologiche dominanti, quelle di genere “alieno”. Il fatto è che il contrasto fra alcune cose da lui dette di recente e il linguaggio della mozione che ha presentato al Parlamento Europeo l’11 marzo 2024 è piuttosto deciso. Al netto del lessico giuridico/burocratico, la richiesta di Guerreiro è abbastanza specifica, visto che muove dall’intenzione di riformare una norma tutto sommato di dettaglio, ossia il regolamento del Parlamento Europeo n. 376 del 2014 – anche se da lì poi prende la rincorsa per domandare la nascita di un qualcosa che andrebbe ben oltre le intenzioni del regolamento. Questo atto (ricordiamo che i regolamenti UE hanno forza di legge e sono immediatamente applicabili negli stati membri) concerne la “Segnalazione, l’analisi e il monitoraggio di eventi nel settore dell’aviazione civile”, e dunque è rivolto in primo luogo alle questioni di sicurezza del traffico aereo. Include quindi le eventuali interferenze sul traffico dovute alla presenza di oggetti volanti di natura e origine non identificata.
Più esattamente, si tratterebbe di ampliare la portata del regolamento – ma sulla base di un preambolo per niente secondario. Gli UAP, sostiene il parlamentare, sono un argomento soggetto a stigma sociale, e questo inibisce la raccolta metodica e l’analisi di dati su di essi da parte della comunità scientifica.
Ora, qualsiasi tema si voglia studiare, l’etichetta del ridicolo è un problema, e questo è ragionevole sostenerlo. Tuttavia, il ridicolo dipende dal modo in cui si affrontano le questioni, non dall’argomento in sé. Responsabile principale dello stigma è la gran parte degli ufologi, degli appassionati e dei media, che utilizzano le storie Ufo per ottenere clic. Un circuito dagli esiti catastrofici. Su questo grosso guaio, la proposta non dice nulla.
Proseguendo nella sua mozione, Guerreiro va nei particolari. Un numero “significativo” di casi UAP rimane non spiegato, argomenta, e molti di questi casi giungono da piloti civili e da personale di volo. In questo momento, aggiunge, il regolamento 376 del 2014 consente soltanto ai professionisti dell’aviazione di riferire e descrivere le “questioni relative alla sicurezza” del traffico, ma senza menzionare UAP o come li si voglia chiamare. Questo, mentre negli Stati Uniti una proposta di norma federale bipartisan presentata alla Camera nel gennaio 2024 (Bill HR6967, o “Safe Airspace for Americans Act”) chiede che il personale dell’aviazione civile che riporta avvistamenti UAP sia messo in grado di farlo “in un ambiente sicuro”. Insomma, muovendo dalle iniziative Usa, Guerreiro propone un meccanismo analogo per l’aviazione civile dei paesi UE.
Ed è qui che si va al cuore del tentativo di spingere la UE a interessarsi in maniera attiva dei presunti fenomeni Ufo. Due le richieste. La prima è la più ambiziosa: per Guerreiro, la UE dovrebbe creare delle linee-guida per una metodologia comune per riportare e analizzare gli avvistamenti dei presunti UAP, in modo da creare una base di dati omogenea e un archivio, in modo da permettere lo scambio d’informazioni fra gli stati membri dell’Unione.
La seconda, invece, riguarderebbe una modifica del regolamento del 2014 di cui si era già detto prima: Guerreiro chiede che sia introdotto un meccanismo che consenta a qualsiasi cittadino (non solo il personale di volo, quindi) di “riportare in maniera coerente, trasparente e privo di stigma gli UAP nello spazio aereo UE, e di analizzarne i dati, comprese le occasioni in cui tali avvenimenti non pongono nessun rischio immediato ed evidente di sicurezza ai velivoli interessati”.
Pure questo secondo punto della proposta, a uno sguardo più attento, è stato ben pensato: chiede che la UE emendi il regolamento del 2014 per poter considerare anche i casi in cui i presunti UAP non sembrano costituire guai per il traffico aereo.
Ora, quella della potenziale minaccia alla sicurezza da parte di presunti fenomeni aerei sconosciuti è una carta che è stata già giocata dalla migliore ufologia per domandare alle istituzioni di vari paesi di rivolgere la loro attenzione alla questione. Di questo tipo, per esempio, è stato il tentativo dell’associazione americana NARCAP, ma con poco successo, giacché gli UAP – o Ufo che siano, ammesso che esistano – di pericoli documentati in maniera attendibile ne hanno posti sostanzialmente zero, al traffico aereo. Se, invece, il fuoco si sposta verso gli ormai innumerevoli oggetti volanti che sfuggono ai tentativi di controllo da parte delle autorità (droni commerciali o, a volte, velivoli senza pilota ad alte prestazioni dall’origine sospetta, palloni sonda, giocattoli o lanciati per scopi scientifici o amatoriali, ultraleggeri, ecc.), allora sì che le preoccupazioni si fanno concrete. Nel dicembre 2023, intrusioni di droni sconosciuti hanno interessato l’importante base aerea Langley, in Virginia, tanto da dispiegare, per cercare di capire di che cosa si trattava, un aereo da sorveglianza WB-57 della NASA, di norma di stanza a Houston. Per essere chiari circa il rilievo assegnato dai militari Usa agli episodi: il WB-57 impiegato per le ricognizioni è uno dei velivoli multisensore più avanzati al mondo.
Questo non vuol dire che sia risibile sollecitare attenzione per i presunti fenomeni Ufo. Significa che usare il timore per il traffico aereo come grimaldello, dal punto di vista scientifico, probabilmente rischia di essere uno strumento retorico per cercare ascolto. Ad ogni modo, quella che potremmo chiamare una versione 2024 della “linea NARCAP” pare sia stata ben rappresentata tra gli invitati all’evento presso il Parlamento Europeo del 20 marzo 2024 nella persona di Ryan Graves, ex-pilota della US Navy, a capo della nuova associazione Americans for Safe Aerospace (ASA). Si noti: Graves, che è stato fra coloro che hanno testimoniato sugli UAP davanti al Congresso Usa nel luglio 2023, ha collaborato anche con il più antico gruppo NARCAP, i cui giorni migliori, però, probabilmente sono ormai passati.
Dunque, è stato nove giorni dopo la presentazione della mozione, cioè il 20 marzo, che presso l’Edificio Altiero Spinelli della sede di Bruxelles del Parlamento si è tenuto l’evento promosso da Guerreiro – un evento volto a supportarne l’iniziativa legislativa. Il gruppo dei partecipanti è assai diversificato, e probabilmente non è stato facile arrivare alla sua composizione finale. Il video completo è visionabile qui.
L’evento di Bruxelles
Cinque interventi, brevi e, per forza di cose, un po’ ingessati dalla cornice istituzionale che li ha contenuti. Ciò malgrado, agli occhi dell’osservatore di lungo corso, rappresentativi di differenze di linea piuttosto evidenti. Direi che potremmo dividerli in tre gruppi:
1) coloro che si sono presentati con un programma chiaro di ricerca dell’evidenza di intelligenze extraterrestri nella nostra atmosfera o nello spazio prossimo;
2) quelli che ritengono che gli UAP, sulla base delle testimonianze di gruppi di osservatori qualificati e per la loro coerenza esterna, quasi di certo esistano, anche se la loro origine non è affermata in maniera apodittica;
3) quelli che notano la rilevanza del fenomeno, ne chiedono lo studio e lo promuovono, ma non azzardano ipotesi – tanto meno conclusioni – sulle testimonianze più difficili da spiegare, la cui importanza comunque affermano.
Cominciamo dal primo gruppo, quello più fiducioso nella natura intelligente e non umana di almeno alcuni UAP. A incarnarlo, l’astrofisica spagnola Beatriz Villaroel, che lavora in Svezia, presso il Nordic Institute for Theoretical Physics di Stoccolma. Non soltanto Villaroel è fiduciosa di aver trovato, grazie al suo progetto VASCO, in foto astronomiche relative ad anni precedenti il lancio del primo Sputnik (1957), l’evidenza di corpi artificiali che volavano nello spazio periterrestre (si legga per esempio qui), ma nel suo intervento ha presentato due progetti che vanno ben oltre: ExoProbe, una rete di telescopi destinata a cercare sonde extraterrestri nel sistema solare, e, addirittura, una European Crash Retrieval Initiative, che mira né più né meno all’individuazione di campioni di tecnologie aliene, senza escludere che queste tecnologie siano già state recuperate e che siano tenute segrete.
Dunque, con Villarroel al Parlamento Europeo ha portato la sua voce il vasto gruppo di coloro che ritengono probabile che gli alieni, intorno alla Terra, ci siano e ci siano stati, eccome. Comunque si voglia giudicarla, si tratta di una cosa senza precedenti.
Il secondo gruppo, quello di coloro che sono convinti che gli UAP ci siano ma che rimangono più pudichi sulla loro origine, è stato pure il più folto: tre interventi su cinque.
Due dei tre per conto mio hanno costituito la novità più significativa dell’evento. Entrambi sono infatti riconducibili a un gruppo olandese di nuova formazione, ma che appare ben organizzato e formato da un buon numero di professionisti dell’aviazione, delle forze armate e della società: la UAP Coalition Network (UAPCN). Il suo dirigente, Jochiam Dekkers, non era potuto intervenire, ma al suo posto ha parlato un altro esponente dell’UAPCN da tenere d’occhio: il chimico André Jol, che per molti anni è stato un alto funzionario di un’istituzione europea, la EEA, Agenzia europea dell’ambiente. Insieme al pilota di linea Christiaan van Heijst, che ha descritto ben quattro sue osservazioni di presunti UAP fatte durante suoi voli, Jol ha affermato che le descrizioni dei fenomeni fatte da piloti militari e civili sarebbero coerenti e altamente attendibili, tanto che sia Jol, sia van Heijst sono convinti che sia bene privilegiare questo tipo di testimoni rispetto a quelle dell’”uomo della strada”. Insomma: una grande (troppo grande?) fiducia in alcuni tipi di testimoni. Jol comunque è stato netto: per la UAPCN i fenomeni descritti da piloti e personale militare mostrerebbero prestazioni elevate, di tipo non convenzionale.
Fatto di rilievo: non soltanto la UAPCN sembra puntare a una membership di livello sociale e culturale elevato, ma tutto indica che sin dal 2023 questo gruppo ha iniziato ad attivarsi per suscitare anche in Europa la creazione di meccanismi di analisi e studio sugli UAP di rango istituzionale, sul modello di quelli esistenti negli Stati Uniti. La UAPCN ha senz’altro svolto un ruolo importante per l’iniziativa legislativa di Guerreiro.
L’ultimo esponente di questo gruppo per così dire “di mezzo” fra i due capi dello spettro intervenuto è l’ex-pilota militare statunitense Ryan Graves, dell’American for Safe Aerospace, di cui si è già detto. Facendo leva sui casi di fonte militare americana emersi negli ultimi anni, Graves è stato apodittico: per lui gli UAP esistono, e anzi è doveroso creare un ambiente sicuro perché le testimonianze su di essi emergano senza difficoltà o remore.
A margine degli interventi di van Heijst e Graves, da registrare una presenza interessante in aula, quella di José-Luis Penedo del Rio, capo degli affari politici della EASA (European Union Aviation Safety Agency), che ha discusso ampiamente con i due alcuni aspetti della questione che, nel complesso della giornata, è stata la più dibattuta: il presunto rischio per il traffico dei velivoli dovuto a interferenze di corpi volanti non identificati, in qualche caso di natura non del tutto ovvia, ma riguardo ai quali, è stato osservato, la procedura europea attuale è incentrata sui near miss, ossia sulle mancate collisioni, e dunque inadatta a valutare le testimonianze nel senso più ampio e complesso del termine.
Ed eccoci al terzo e ultimo gruppo, quello volto a presentare la rilevanza culturale, storica e sociale della controversia UFO, ma senza spingersi molto oltre circa la natura del residuo dei casi che, dopo le analisi, rimangono non-identificati. Era rappresentato da Edoardo Russo, studioso di orientamento critico e segretario del Centro Italiano Studi Ufologici, la sola compagine italiana di appassionati all’argomento nella quale chi ha una concezione scientifica del mondo troverebbe interlocutori adeguati.
Presentando i numeri dei casi e le dimensioni dell’interesse per la questione nei paesi europei, Russo è stato prudente (del resto, lui stesso si dichiara “agnostico” sull’esistenza o meno di qualche vero fenomeno fisico sconosciuto). Gli europei che hanno dichiarato di aver visto delle cose strane in cielo hanno il diritto di chiedere risposte alle autorità pubbliche. Noi ufologi di orientamento critico – sostiene – non solo documentiamo il fenomeno, creiamo archivi per i posteri e nella gran parte dei casi forniamo risposte circa la vera origine delle osservazioni, ma, come organizzazioni private formate da volontari, svolgiamo anche un piccolo ruolo sociale, di educazione pubblica, riempiendo così un posto lasciato vuoto dalle istituzioni pubbliche. Siamo noi – dice Russo – ad aver sviluppato competenze e abilità in quel settore, ma nel mettere in atto queste cose siamo da soli, ed è anche per questo che abbiamo accolto l’iniziativa di Guerreiro. Sia chiaro: in tutto ciò Russo non ha minimamente accennato ad alieni e dintorni.
Al di là del tentativo di Guerreiro, a margine della giornata alcune considerazioni sono possibili. La prima è che nella sede in cui si svolgeva c’era un’assenza che, in privato, qualcuno ha rilevato. Mancava il solo, vero, solido ente istituzionale di un paese europeo che per natura si occupa di fenomeni aerei non identificati, il piccolo GEIPAN del Consiglio Nazionale per le Ricerche Spaziali francese che già nel passato, come leggerete più avanti, fu invocato proprio in sede di Unione Europea come possibile punto di riferimento per uno studio più ampio della controversia. Per quanto è dato di capire, ragioni di ordine burocratico e di assenso politico ne hanno impedito la possibile partecipazione.
E poi, due osservazioni di carattere generale.
La prima: che cosa può indicare la grande diversità di orientamenti concettuali e teorici emersa dagli interventi del 20 marzo nell’evento a supporto dell’iniziativa Guerreiro? Una possibilità, del tutto lecita, è di leggerla come indicatore potente dello status precario – a esser generosi – dell’ufologia razionale, che, dunque, è difficile descrivere come una vera e propria disciplina definita. Al suo interno ci sono linee generali e d’azione talmente diversificate da far pensare che i suoi fondamenti siano estremamente fragili. Sul piano epistemologico, dunque, l’ufologia si troverebbe in una condizione assai discutibile.
L’altra possibilità, meno arcigna, sta nell’interpretare questa condizione di marginalità non come un difetto mortale, ma come una caratteristica strutturale delle questioni parascientifiche, cioè di quelle, come gli Ufo, che si muovono ai margini della scienza senza mai esservi integrati a pieno. Questa marginalità di alcune questioni è utile alla scienza? Serve a delimitare confini fra ciò che è scienza e ciò che non lo è? Possono questioni discutibili come quelle degli UFO contribuire a comprendere come i confini fra ciò che è fuori e dentro la scienza si spostano?
La seconda considerazione però è quella centrale: soltanto i male informati negano l’esistenza di un certo numero di testimonianze che non è stato possibile spiegare. Studiosi come Edoardo Russo ritengono che questo residuo sia importante e persistente e, dunque, sembrano dubitare che questo gruppo di eventi sia riconducibile senz’altro a cause convenzionali. Niente di più di questo (tanto meno alieni e segreti vari) è ipotizzato sia da Russo sia dal CISU, in particolare circa l’origine di questo gruppo di casi.
Ma gli eventi non spiegati sono davvero significativi? E fa bene il piccolo nucleo di ufologi razionali a sostenere l’importanza della dimensione esperienziale per l’impresa conoscitiva, anche per la scienza? Queste sono non soltanto domande lecite, ma domande che, proprio per la natura dell’impresa scientifica, possono interrogare con serenità chi sostiene la concezione razionale della realtà. La cosa vale a maggior ragione per chi si proclama portatore di un approccio scettico a problemi del genere. In questo senso, i recenti sviluppi in sede di Parlamento Europeo mi paiono un’occasione per riflettere e per attrezzarsi.
Gli UFO e il Parlamento Europeo: un amore mai decollato
Le istituzioni dell’attuale Unione Europea hanno sfiorato più volte la controversia Ufo, ma mostrando un interesse in nessun modo paragonabile a quello che, negli ultimi anni, ha mosso il Congresso degli Stati Uniti e alcune amministrazioni centrali di quel paese.
Anche se le iniziative furono più di una, la sola che merita di essere ricordata e presa in conto è, pure in questa occasione, una storia almeno in parte italiana.
Fra l’autunno del 1989 e la primavera del 1990 il Belgio fu scosso dalla maggiore ondata di panico Ufo della sua storia: ci furono centinaia di avvistamenti di luci e oggetti misteriosi in cielo, in particolare di presunti “triangoli volanti”. Luci di aerei di passaggio e falsi fotografici ne furono fra le cause principali, ma quello che qui ci interessa è altro: questa ondata mise in moto un parlamentare europeo belga, Elio Di Rupo, del Partito Socialista Europeo, che poi, fra il 2011 e il 2014, ricoprirà la carica di primo ministro del suo paese.
Nel novembre del 1990 Di Rupo presentò una mozione che puntava senza troppi giri di parole alla nascita di un “Centro europeo di osservazione” per lo studio del fenomeno Ufo. L’idea non trovò particolari ostacoli, e la sua elaborazione fu assegnata al Comitato Energia, Ricerca e Tecnologia del Parlamento, nella persona del fisico Tullio Regge, membro dello stesso gruppo politico di Di Rupo e fra i primi garanti scientifici del CICAP.
Con un po’ di calma, la faccenda andò avanti, finché verso la fine del 1993 Regge presentò il suo rapporto con una proposta di risoluzione. In sostanza, dopo aver chiarito che nella questione le credenze pseudoscientifiche erano dominanti, che la stragrande maggioranza dei casi era risolvibile in maniera più o meno facile, e che una piccola percentuale degli episodi rimaneva d’incerta collocazione probabilmente per mancanza di dati, proponeva che a motore di un centro europeo sullo studio degli Ufo fosse posto il gruppo francese SEPRA (come in quel periodo si chiamava l’attuale GEIPAN) del Centro Nazionale di Studi Spaziali francese, di cui si è già accennato prima.
Il rapporto era ben strutturato anche dal punto di vista storiografico – cosa che si dovette ai contatti fra Regge e il Centro Italiano Studi Ufologici, con il quale Regge ebbe rapporti di stima e di collaborazione, sia pure per periodi limitati di tempo.
Tuttavia, la proposta non andò in porto, non per misteriose congiure anti-UFO o pro-quello che pare a voi, ma perché, stando alla ricostruzione fatta da Edoardo Russo, alcuni deputati britannici obiettarono che non era il caso di spendere soldi in quel modo, e, come facile immaginare, trovarono ascolto nell’assemblea, visto lo status precario dell’oggetto della diatriba. Nel 1994 quella legislatura europea si concluse e Regge non fu rieletto. Di Rupo, dal canto suo, era già tornato alla politica interna belga, e così la faccenda si concluse.
Ci furono anche altri tentativi di occuparsi di Ufo in sede UE, ma di minor successo (potete apprenderne tutti i dettagli grazie a un articolo in due parti sul sito del CISU, qui e qui). Stavolta, con l’iniziativa Guerreiro le cose andranno in maniera diversa? Non ho la sfera di cristallo, ma, come appassionato della questione da tutta la vita, ne sarei molto sorpreso, e per diverse ragioni. In primo luogo, la legislatura europea è in scadenza, con tutto ciò che la cosa comporta per la sorte delle iniziative della precedente non giunte in porto. Soprattutto, in Europa – per fortuna – almeno per ora non esiste una vera lobby politico-mediatica pro-UFO e, pur nel grottesco che tutte le minuscole associazioni di appassionati a volte riescono a toccare, nulla di simile alle guerre surreali tra ufologi, influencer Ufo e altri attori viste negli Stati Uniti (e bisogna ammettere che lì a volte anche alcuni scettici sono della partita).
Nel complesso, gli ufologi pro-alieni europei, che pure sono gran parte fra quelli che dedicano tempo alla questione, dal punto di vista comunicativo sono assai meno capaci dei loro colleghi d’oltreoceano. I pochissimi (davvero pochissimi), ufologi e studiosi razionali del problema attivi nei paesi UE non dispongono né di risorse, né di capacità di comunicazione, e parecchi di loro (gli italiani del CISU, per esempio) non hanno mai avuto uno speciale slancio verso iniziative di tipo politico riguardanti il loro argomento. Tuttavia, l’ingresso in scena di un gruppo come la UAPCN olandese, il cui ruolo per gli sviluppi UE recenti è chiaro, sembra indicare posizioni e un tipo di organizzazione piuttosto differente e più ambizioso di gruppi come il CISU. Lo s’intuisce anche soltanto visitando il sito dell’associazione olandese. Naturalmente, se sulla vicenda UAP-UE ci saranno sviluppi di rilievo, ve li racconteremo in queste pagine.
Nella difficoltà di farlo in maniera singola, l’autore ringrazia per le informazioni fornite i membri del Centro Italiano Studi Ufologici (CISU).
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Segunda-feira, 16 de Dezembro de 2024
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